Madre Marchetti beata .

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    Madre Assunta Marchetti, cofondatrice delle Scalabriniane sarà proclamata beata il 25 ottobre
    Il 25 ottobre 1895 pronunciava i voti privati di povertà, castità e obbedienza come “Ancella degli orfani e dei derelitti all’estero” davanti al vescovo Scalabrini in episcopio a Piacenza.

    A distanza di 119 anni, Assunta Marchetti, cofondatrice delle Suore Missionarie di San Carlo Borromeo, note come Scalabrinane, sarà proclamata beata il 25 ottobre, nella Cattedrale di San Paolo in Brasile. Piacenza, dove ha sede la Congregazione, accoglierà dal 22 ottobre pellegrini provenienti da vari Paesi d’Europa per vivere insieme l’evento.

    EVENTI TRA PIACENZA E CAMAIORE. Venerdì 24 ottobre alle ore 9 sarà celebrata una messa nella Cattedrale di Piacenza accanto all’urna del beato Scalabrini. Alle 10.30 visita alla Cappella dell’Immacolata, per le Scalabriniane “Cappella dell’invio”, in Episcopio, e posa del quadro che riproduce l’invio in missione. Per chi lo desidera, è possibile condividere insieme ai pellegrini anche la messa solenne nel giorno della beatificazione dalla Collegiata di Camaiore. Si parte da Piacenza (piazzetta San Savino, 29) in pullman nella mattinata del 25 ottobre; rientro in serata. Costo: 30 euro, comprensivo di pranzo e kit della Beatificazione. Per informazioni: suor Assunta e suor Marina, tel. 0523.317426 oppure 0523.325267.

    UN VULCANO DI CARITÀ. “Sotto quel velo si nasconde un vulcano di carità”, era solito dire di Madre Assunta Marchetti il medico di uno degli ospedali dove prestò servizio come infermiera. Era partita dalla natìa Lido di Camaiore a 22 anni per seguire il fratello più grande, don Giuseppe, in Brasile. Il sacerdote aveva conosciuto la sofferenza dei parrocchiani di Compignano, nel lucchese, costretti a emigrare Oltreoceano. Conquistato dall’ideale del vescovo di Piacenza Scalabrini, pensava all’inizio di limitarsi a fare il cappellano a bordo di una delle tante navi su cui si stipavano i migranti in partenza da Genova. Ma un giorno un papà, disperato per la morte della moglie durante la traversata, gli mette in braccio il figlio neonato: “ci pensi lei”. “Ci vogliono delle mamme”, si disse allora Giuseppe, pensando ai tanti bambini che, come quel piccino, rimanevano orfani in un Paese sconosciuto e sconfinato. Assunta aveva dovuto rinunciare a diventare carmelitana per aiutare in casa – i Marchetti erano ben 11 figli! – dopo la prematura scomparsa del papà. Seguendo gli orfanelli raccolti da Giuseppe avrebbe trasformato ogni gesto di servizio in una preghiera perpetua. Trovata la strada della sua vocazione, si trova però a fare i conti con un fatto che nessuno aveva previsto. Il 14 dicembre 1896 don Giuseppe muore, a 27 anni, consumato dal tifo contratto nei viaggi missionari nelle fazendas. È passato poco più di un anno dal loro arrivo in Brasile e l’Orfanotrofio Cristoforo Colombo sul colle dell’Ipiranga, a San Paolo, accoglie già 180 orfani.

    Ad Assunta va il merito di aver portato avanti l’opera, sfidando ostacoli e persecuzioni pur di custodire il carisma che l’aveva fatta abbandonare per sempre l’Italia: l’assistenza agli emigrati italiani e ai loro bambini. Per questo è riconosciuta, insieme a don Giuseppe, come co-fondatrice delle Suore Missionarie di San Carlo, le Scalabriniane. Con lei la Congregazione acquisisce il riconoscimento della Santa Sede e si espande al Sud del Brasile, dando vita a scuole, centri per anziani, orfanotrofi, sanatori.

    All’avventura missionaria di Giuseppe ed Assunta Marchetti Il Nuovo Giornale ha dedicato uno dei suoi libretti nella collana “Testimoni della fede”.

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